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Ultimo aggiornamento 3 Dicembre, 2019, 19:59:09 di Maurizio Barra

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Cina, check-face per contratti telefonia
Disposizioni operative, dubbi sulla tutela della privacy

PECHINO 30 Novembre 2019 04:43

In Cina è necessario anche il riconoscimento facciale per avere un nuovo contratto di telefonia per assicurare la registrazione di “nomi reali”.    La mossa, anticipata a settembre dal ministero dell’Industria e dell’Information technology, punta a “tutelare i legittimi diritti e interessi dei cittadini online”, ma è stata criticata come un altro passaggio di violazione della privacy, sacrificata per il controllo di ciò che riguarda cyberspace e internet. Gli operatori telefonici devono usare “intelligenza artificiale e altri mezzi tecnologici” per accertare l’identità dei nuovi utenti al momento del rilascio dei numeri telefonici, secondo il ministero. Che aveva assicurato che avrebbe “rafforzato la supervisione e le ispezioni, promuovendo strettamente la gestione della registrazione di utenti reali per la telefonia”.    La campagna sugli utenti reali, iniziata nel 2013 con la semplice carta d’identità, può arricchirsi ora dell’intelligenza artificiale sulla scia di videocamere a riconoscimento facciale disseminate ovunque.

Huawei contro Pompeo,da Usa solo falsità’Accuse rivolte a noi sono un insulto alla sovranità Europea’

BRUXELLES02 dicembre 201914:29

Huawei “respinge categoricamente le accuse diffamatorie e false” diffuse dal governo statunitense. Sono maliziose e consumate, non fanno che del male alla reputazione degli Stati Uniti” e rappresentano “un insulto alla sovranità europea”. E’ quanto scrive in una nota Huawei in risposta al segretario di Stato Mike Pompeo, che in un lungo articolo sul sito di ‘Politico’ sottolinea quanto sia “importante che i Paesi europei non diano il controllo delle loro infrastrutture strategiche ad aziende come Huawei o ZTE”.
Secondo la società cinese, la posizione espressa da Pompeo è un insulto anche nei confronti delle “capacità tecniche” degli operatori europei del settore delle telecomunicazioni. “Ci teniamo – si legge tra l’altro nella nota – a essere assolutamente chiari: Huawei è una società privata al 100%, non controllata in alcun modo dallo Stato cinese e senza alcun massiccio sostegno da parte del governo”.
Quanto alle accuse di spionaggio, la società sottolinea di “non essere e non essere mai stata” coinvolta in attività di questo genere, e di avere una “reputazione straordinaria” nel campo della Cybersecurity e della protezione dati.
Per Huawei l’approccio giusto alla delicata questione del 5G è quello basato sui fatti, un approccio adottato dall’Europa ed anche da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. “Huawei – conclude la nota – è il partner naturale dell’Europa per lo sviluppo del 5G e per sostenere la sovranità digitale” del continente con soluzioni “sicure ed innovative”.

Huawei: Australia, via 1500 posti lavoroAzienda ingaggia studio legale contro chi diffonde notizie false

02 dicembre 201914:17

– Se l’Australia non farà marcia indietro sul 5G, consentendo a Huawei di partecipare allo sviluppo delle reti, nel Paese salteranno 1.500 posti di lavoro nell’arco dei prossimi 18 mesi. Lo ha detto Jeremy Mitchell, direttore per gli affari pubblici di Huawei Australia, secondo quanto riporta il Financial Times. Il manager ha anche annunciato che l’azienda perseguirà legalmente chi diffonde notizie false e lesive della sua reputazione, in Australia e altrove.
“I nostri fornitori sono in gran parte piccole e medie imprese con circa 30 dipendenti, e in molti casi Huawei sta generando circa l’80% del loro fatturato, quindi senza di noi si trovano in grossi guai”, ha detto Mitchell. “Una volta presi in considerazione i subappaltatori impiegati dai nostri principali fornitori, siamo responsabili di circa 1.500 posti di lavoro nel settore delle costruzioni di telecomunicazioni locali. A meno che il divieto per Huawei sul 5G non venga annullato, questi posti andranno persi nei prossimi 18 mesi”.
Mitchell ha anche reso noto che Huawei ha assunto come consulente strategico Xenophon Davis, uno studio legale fondato dall’ex politico Nick Xenophon e dall’ex giornalista investigativo Mark Devis. “Xenophon Davis ci fornirà un’assistenza cruciale mentre cerchiamo di difenderci da attacchi malevoli da parte di entità intenzionate a causarci danni alla reputazione”, ha affermato Mitchell. “Vogliamo assicurarci che la discussione sulla sicurezza informatica sia basata su fatti e non su insinuazioni infondate che purtroppo stanno dominando il dibattito attuale”.

Google e Fb sotto la lente Ue per i datiBruxelles ha avviato un’indagine preliminare

BRUXELLES03 dicembre 201909:52

– Google e Facebook sono finite sotto la lente dell’antitrust Ue per le loro attività di raccolta, elaborazione e utilizzo dei dati. Lo ha reso noto un portavoce della Commissione confermando le anticipazioni del Financial Times online. L’inchiesta preliminare avviata, ha precisato il portavoce, riguarda anche commercializzazione dei dati a fini pubblicitari.
Secondo il FT la Commissione europea vuole capire quali sono le implicazioni, dal punto di vista della concorrenza, dell’enorme massa di dati che questi giganti del web sono in grado di raccogliere. E come tutto ciò può mettere a rischio la capacità dei concorrenti di competere e di accedere ai mercati online. Per quanto riguarda in particolare Facebook, Bruxelles vuole capire come vengono raccolti i dati online.
In questa ottica, la Commissione ha chiesto anche ai partner e ai concorrenti del social network informazioni sul valore e l’importanza dei dati condivisi con Facebook, nonché di sapere perché ciò avvenga.
Secondo diversi osservatori, l’iniziativa può essere letta come un chiaro segnale ‘politico’ lanciato dalla commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager che proprio oggi ha intrapreso il suo secondo mandato rafforzata dalla promozione a vicepresidente dell’esecutivo europeo e dall’assegnazione di nuove competenze per lo sviluppo della digitalizzazione. VAI ALLE NOTIZIE IN TEMPO REALE

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Amazon rimuove decorazioni natalizie con immagini Auschwitz
Cnn, dopo la protesta del Memoriale

02 dicembre 201913:36

Amazon ha rimosso alcune decorazioni natalizie con immagini dei campi di concentramento di Auschwitz in vendita sul suo portale di shopping online, dopo una dura protesta del museo che gestisce il sito di sterminio nazista.
Lo riporta la Cnn spiegando che alcune foto e riproduzioni dei binari e del campo erano state utilizzate su una varietà di ornamenti per gli alberi di Natale ma anche impresse su alcuni gadget, come apribottiglie e tappetini per i mouse del computer.
Una vicenda “inquietante e irriverente” aveva denunciato via twitter il Memoriale di Auschwitz. Amazon ha ritirato i prodotti, che venivano offerti da venditori terzi: “Tutti devono seguire le nostre linee guida di vendita. I prodotti in questione sono stati rimossi”, ha spiegato un portavoce del sito online alla Cnn.

PlayStation ha 25 anni, rivoluzionò i VGCd e 3D hanno cambiato il mercato, che oggi vale 152 miliardi

02 dicembre 201914:30

La PlayStation compie 25 anni. Era il 3 dicembre 1994 quando Sony lanciò in Giappone la sua prima console, che rivoluzionò un mercato videoludico mondiale fino ad allora dominato dal Super Nintendo e dal Sega Mega Drive, e che oggi vale 152 miliardi di dollari.
La rivoluzione di Sony passa da tre parole chiave: Cd, 3D e marketing. La PlayStation abbandona le cartucce in favore del compact disc, un supporto che offre uno spazio decisamente maggiore per i contenuti (700 megabyte contro i 32 delle cartucce) e abbatte i costi di produzione (anche grazie alle royalty più basse praticate dall’azienda).
Quanto alla grafica tridimensionale dei giochi, le altre console avevano limiti tecnici per l’implementazione del 3D, su cui invece Sony punta da subito, offrendo anche agli sviluppatori una piattaforma su cui era semplice scrivere videogame.
E a cambiare con Sony è anche la concezione e la comunicazione del gioco stesso: non più un prodotto per bambini, venduto nei negozi di giocattoli, ma un prodotto “cool”, per giovani, da acquistare nei negozi di elettronica e di musica.
Oggi la PlayStation è giunta alla sua quarta versione – mentre circolano indiscrezioni sulla PlayStation 5 attesa nel 2020 – e si contende un mercato miliardario con Nintendo e con l’Xbox di Microsoft. Secondo gli analisti di Newzoo, nel 2019 i 2 miliardi e mezzo di videogiocatori mondiali spenderanno 152,1 miliardi di dollari in videogame (+9,6%) e un terzo di questa cifra, pari a 47,9 miliardi, riguarda i titoli per console. I videogame per smartphone e tablet sono a quota a 68,5 miliardi, quelli per Pc a 35,7 miliardi. Quanto alle console, nell’ultimo anno – stando ai dati di VGChartz – sono state vendute 13,4 milioni di Nintendo Switch, 10,7 milioni di PlayStation 4 e 2,9 milioni di Xbox One.

Trump all’Italia, no digital tax o daziParigi rischia fino al 100% su 2,4 miliardi di made in France

WASHINGTON03 dicembre 201910:03

– Donald Trump, alla vigilia del vertice Nato, minaccia di mettere dazi sul 100% delle importazioni dalla Francia, pari a 2,4 miliardi di dollari, come rappresaglia per la digital tax sui big Usa del web, da Google a Facebook, passando per Amazon. Lo rende noto la Casa Bianca, che mette in guardia anche altri Paesi come l’Italia, l’Austria e la Turchia.
Trump entra così in rotta di collisione con gli alleati europei alla vigilia di un vertice dei leader, a Londra, dove si terrà il summit della Nato. La minaccia del tycoon rende ancor più rovente del previsto il clima londinese nel quale si dovrebbero festeggiare i 70 anni dell’Alleanza Atlantica. Un clima reso già teso dalla questione dei finanziamenti alla Nato e dalle pressioni Usa perché gli alleati mollino Huawei per lo sviluppo del 5G.
Trump vedrà l’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron nelle prossime ore, così come dovrebbe incontrare a margine del vertice di Londra il presidente del consiglio Giuseppe Conte.
Ripeterà loro che la digital tax viene considerata dagli Usa discriminatoria nei confronti delle società americane e che c’è ancora tempo per poter negoziare e trovare una soluzione in sede Ocse.

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Investimenti in startup hi-tech a 694mln
Politecnico Milano, crescita inferiore a quella del 2018

03 dicembre 201911:07

– Nel corso del 2019 le startup hi-tech italiane hanno raccolto finanziamenti per 694 milioni di euro.
La cifra è di circa 100 milioni superiore ai 593 milioni raccolti nel 2018, ma rappresenta una crescita più contenuta rispetto a quella dell’anno scorso, quando il capitale a disposizione era quasi raddoppiato nell’arco di dodici mesi. I dati sono forniti dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia Startup, e sono stati presentati stamani a Milano nel corso de convegno “Innovazione Digitale 2020: imprese e startup insieme verso l’open company”.
Stando all’Osservatorio, gli investimenti da attori informali – che includono tra gli altri venture incubator, family office e club deal – sono la prima fonte di finanziamento con 248 milioni di euro contro i 188 di consuntivo del 2018. Gli investimenti di attori formali – come i fondi di venture capital indipendenti e di corporate venture capital aziendali, e il governmental venture capital o finanziarie regionali – si attestano a 215 milioni dai 192 dell’anno scorso.
I restanti 231 milioni di euro (a fronte dei 213 del 2018) sono gli investimenti effettuati da attori internazionali. I capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri provengono prevalentemente da Europa (46,4%), Usa (41%), Cina (11,6%), Giappone (0,55%) e Taiwan (0,49%). Negli ultimi 12 mesi sono diminuiti i finanziamenti americani e sono aumentati quelli europei e cinesi. Nel 2018 infatti la classifica era Usa (72,73%), Europa (23,36%) e Cina (3,77%).

Fb,strumento per spostare foto su GoogleAl via in Irlanda, entro metà 2020 arriverà negli altri Paesi

03 dicembre 201912:38

– Facebook sta testando un nuovo strumento che consente agli utenti di trasferire facilmente le proprie foto e i video dal social a Google Foto. La funzione – spiega la compagnia in un post – per ora è attiva solo in Irlanda, ma sarà estesa su scala globale entro la prima metà del 2020. La novità arriva in un momento in cui Facebook, insieme a Google, è sotto la lente dell’antitrust Ue per le attività di raccolta, elaborazione e utilizzo dei dati degli utenti.
“Crediamo che, se condividi i dati con un servizio, dovresti essere in grado di spostarli su un altro. Questo è il principio della portabilità dei dati, che dà alle persone controllo e scelta, incoraggiando al contempo l’innovazione”, ha scritto nel post il direttore della Privacy di Facebook, Steve Satterfield.
Lo strumento, si legge, è basato su un codice sviluppato nell’ambito della partecipazione di Facebook al Data Transfer Project, un progetto nato nell’estate 2018 proprio per la portabilità dei dati, cui partecipano anche aziende come Apple, Microsoft, Google e Twitter.

Black Friday,su Amazon 37 ordini/secondoL’azienda, Cyber Monday da record a livello globale

03 dicembre 201913:10

– Durante il Black Friday gli italiani hanno fatto in media 37 ordini al secondo sul sito di Amazon.
Tra i prodotti più gettonati i giochi di società, i gadget hi-tech come smartphone, cuffie bluetooth e smart watch, prodotti per la casa e la cucina come aspirapolvere, lampadine smart, candele e stendibiancheria. Lo rende noto la compagnia di Seattle al termine degli otto giorni di sconti conclusi ieri con il Cyber Monday.
A livello globale, proprio il Cyber Monday è stato “ancora una volta la giornata di shopping di maggior successo nella storia dell’azienda, in base al numero di articoli ordinati a livello globale”, fa sapere Amazon, che quantifica in “centinaia di milioni” i prodotti venduti. Il record di vendita su scala globale va allo smart speaker Echo Dot e al dongle Fire TV Stick.
La compagnia di Jeff Bezos evidenzia di aver venduto, sempre a livello mondiale, quantità record di giocattoli e capi d’abbigliamento, insieme a 25 milioni di prodotti per la casa durante il Black Friday e il Cyber Monday, e a 4 milioni di prodotti di bellezza registrati nel solo “lunedì cibernetico”.

‘TikTok ha limitato la visibilità dei disabili’L’azienda si difende,prassi usata agli inizi contro i cyberbulli

03 dicembre 201918:37

TikTok catalizza nuove polemiche.
L’applicazione cinese molto popolare tra i giovanissimi, accusata più volte di censurare contenuti politici, avrebbe limitato la visibilità dei video di utenti disabili. La notizia, che arriva in concomitanza con la giornata internazionale dei disabili, emerge da un articolo del sito tedesco Netzpolitik, che cita documenti e fonti interne. TikTok ha confermato la notizia, spiegando però che si tratta di una pratica temporanea, usata in passato e ora superata, per prevenire il cyberbullismo in attesa di dotarsi di strumenti ad hoc.    Nel frattempo, dalla California sta partendo una causa legale che punta a ottenere lo status di class action, e che vede TikTok imputata di aver raccolto in modo illecito e nascosto un’ampia quantità di dati degli utenti, poi inviati in Cina. La causa, depositata venerdì scorso, bolla come “ambigue” le regole sulla privacy dell’azienda.    Secondo quanto scrive Netzpolitik, TikTok avrebbe istruito i suoi moderatori a identificare gli utenti con disabilità, autismo o sindrome di Down, ad esempio, e a ridurre la visibilità dei loro post. Ad essere coinvolti sarebbero stati anche gli utenti obesi e Queer. La norma prende il nome di “Immagini raffiguranti un soggetto altamente vulnerabile al cyberbullismo”, ed è dichiaratamente volta a proteggere le persone che potrebbero diventare vittime dei bulli a causa delle loro “condizioni fisiche o mentali”.    TikTok ha spiegato che questa prassi è stata usata “solo agli inizi” per contrastare il cyberbullismo. “Questo approccio non è mai stato inteso come una soluzione a lungo termine e, sebbene avessimo buone intenzioni, ci siamo resi conto che non era l’approccio giusto”.

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