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SPETTACOLI CINEMA MUSICA CULTURA

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Ultimo aggiornamento 3 Luglio, 2020, 16:56:16 di Maurizio Barra

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DALLE 01:43 ALLE 17:51 DI LUNEDì 27 GENNAIO 2020

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Grammy Awards 2020, un minuto di silenzio per Kobe Bryant
Allo Staples Center dove Black Mamba giocava con i Lakers
27 Gennaio 2020 01:43

La cerimonia dei Grammy è iniziata con un minuto di silenzio per Kobe Bryant. Il campione del basket ha perso la vita assieme alla figlia 13enne Gianna ‘Gigi’ nello schianto di un elicottero in California. Nell’incidente hanno perso la vita in totale nove persone. La cerimonia per gli Oscar della musica si tiene allo Staples Center dove Black Mamba giocava con i Los Angeles Lakers. Al di fuori dell’arena compare un cartellone gigante con una foto di Bryant e centinaia di fan si sono radunati per rendere omaggio al loro campione.

Ai Grammy trionfa Billie Eilish, vince in cinque categorieLa popstar 18enne premiata per la sua ‘Bad Guy’

LOS ANGELES (USA)27 gennaio 2020 06:50

Billie Eilish storica ai Grammy: vince in tutte le principali categorie di quelli che sono considerati gli Oscar della Musica. La cantautrice 18enne, originaria di Los Angeles, ha vinto nella categoria miglior artista esordiente, miglior album dell’anno (When We Fall Asleep, Where Do We Go?), miglior canzone dell’anno e miglior registrazione dell’anno (Bad Guy). ‘When We All Fall Asleep, Where Do We Go?’ ha vinto anche nella categoria minore di Best Pop Vocal Album. Billie è risultata vincitrice quindi in cinque categorie rispetto alle sei in cui era stata nominata.Ma la festa per la 62ma edizione dei Grammy è stata rovinata dalla notizia della morte improvvisa di Kobe Bryant. La star del basket è morto assieme alla figlie 13enne Gianna quanto il suo elicottero si è schiantato non lontano da Los Angeles. “Questa notte è per Kobe” – ha detto Lizzo dando il via alla cerimonia ufficiale mentre un minuto di silenzio è stato osservato durante l’assegnazione dei premi minori e non trasmessa in tivù. Commossa anche Alicia Keys, la presentatrice dei Grammy, che ha improvvisato la canzone ‘It’s So Hard to Say Goodbye to Yesterday’ di Boyz II Men.”Ti vogliamo bene Kobe” – ha detto poi. Sullo sfondo dello Staples Center, che ha ospitato la cerimonia, e una seconda casa per Black Mamba durante la sua carriera sportiva con Los Angeles Lakers, i numeri con i quali aveva giocato, 8 e 24. Il tributo al campione anche fuori dall’arena con centinaia di fan che si sono radunati appena saputo della sua tragica morte. Con la sua straordinaria vittoria, Eilish ha superato anche Taylor Swift come vincitrice più giovane nella storia dei Grammy. Swift aveva infatti 20 anni quando dieci anni fa vinse con ‘Fearless’. “Non vi farò perdere tempo, davvero – ha detto semplicemente dopo essere stata premiata per il miglior album dell’anno -. Grazie per questo”. La giovane artista è cresciuta registrando canzoni con il fratello Finneas O’Connell, co-autore e produttore della sua musica, in una camera da letto della casa dei genitori a Los Angeles.

Downey Jr da supereroe a super medico DolittleFilm da 175 mln ma incassi Usa deludono. In cast anche Smutniak

27 gennaio 202010:08

La febbre (e i compensi) da blockbuster continuano a lasciare un segno nella carriera di Robert Downey Jr. Dopo aver interpretato, dal 2008, Iron man, una decina di volte, tra film su di lui, Avengers e altri superhero movies Marvel (potrebbe aggiungersi anche un cameo in Black Widow), l’attore resta nel terreno del fantasy, anche se in chiave di adventure comedy. Lo fa con Dolittle di Stephen Gaghan, in arrivo in sala dal 30 gennaio con Universal. Alla base c’è il personaggio creato dal britannico Hugh Lofting per le lettere che spediva ai suoi figli dal fronte belga durante la I guerra Mondiale, poi diventato dal 1920 protagonista di una serie di libri per ragazzi.
Il super medico veterinario che sa parlare con tutti gli animali era già approdato sul grande schermo nelle interpretazioni di Rex Harrison nel 1967, per due film nel 1998 e il 2001 con Eddie Murphy più tre sequel dal 2006 al 2009 con Kyla Pratt. Questa nuova versione da 175 milioni di dollari che rispetta l’ambientazione viittoriana e ripesca molti dei personaggi dei libri, ha nel cast anche Antonio Banderas, Michael Sheen e Kasia Smutniak (nel ruolo quasi non parlante della moglie scomparsa di Dolittle) .Il film tuttavia è stato accolto male dalla critica e con poco entusiasmo dal pubblico Usa. In 10 giorni di uscita negli Stati Uniti ha incassato intorno ai 43 milioni di dollari e gli analisti parlano di un flop che potrebbe perdere intorno ai 100 milioni di dollari, a meno di un exploit sui mercati internazionali.
Sulla carta non mancano i punti di forza, come aver affidato nella versione originale le voci degli animali parlanti, realizzati in computer grafica, fra gli altri, a Emma Thompson per il saggio pappagallo Polinesia; Rami Malek per l’ansioso e pauroso gorilla Ci-Ci; John Cena per l’orso polare freddoloso Yoshi; Octavia Spencer per l’oca svampita Deb Deb; Kumail Nanjiani per lo struzzo asociale Plimpton; Marion Cotillard per la volpe Tutu; Tom Holland per l’affidabile cane occhialuto Jip e Ralph Fiennes per la tigre mammona e feroce Barry. Eppure proprio per integrare al meglio gli animali digitali nella storia, i produttori (tra i quali Susan Downey, moglie dell’attore, che è produttore esecutivo), dopo delle preview deludenti, hanno voluto rigirare delle scene, affidandole a due cineasti più a proprio agio con le creature in Cgi, Jonathan Liebesman (Tartarughe Ninja) e Chris McKay (Lego Batman), anche se Gaghan è l’unico a firmare da regista. Il risultato è un andamento del film macchinoso e confuso, con effetti digitali non proprio fluidi, che riserva comunque qualche momento divertente, in particolare di comicità slapstick.
Il Dolittle di Downey Jr, lo troviamo a inizio della storia nel pieno di una vita da eremita, insieme solo alla sua ‘famiglia’ di animali, nella dimora in Inghilterra dove si è rinchiuso dopo la scomparsa in mare, anni prima della moglie Lily (Smutniak). Quando la giovane Lady Rose (Carmel Laniado) , gli chiede di tornare ‘in servizio’ per curare di un’adolescente Regina Vittoria (Jessie Buckley), colpita da una misteriosa malattia che nessun altro dottore ha saputo individuare, Dolittle, è costretto a tornare nel mondo per un’avventura in mare, alla ricerca di un rarissimo antidoto. Insieme agli amici animali, lo accompagna un improvvisato e entusiasta assistente, il teenager Tommy Stubbins (Harry Collett). Non mancano però gli avversari, dall’infido ex compagno di corso, il Dr. Blair Mudfly (Sheen, nella performance più convincente del film) e re Rassouli dell’isola di Monteverde (Banderas), padre di Lily, che non ha perdonato a Dolittle di avergli portato via la figlia.
Nel guardare il film, “le persone possono commuoversi e divertirsi allo stesso tempo – spiega nelle note di produzione Robert Downey Jr -. La mia paziente signora ha detto che doveva incantare gli spettatori dai 4 ai 94 anni. Quindi, missione compiuta per la Team Downey! (la loro società di produzione, ndr)”. L’attore ora ha in cantiere anche un altro ritorno ad alto budget, con Sherlock Holmes 3, che al contrario dei primi due capitoli, non sarà diretto da Guy Ritchie ma da Dexter Fletcher.

Eugenia, l’amore e l’antisemitismoRomanzo di Duroy attinge a storia vera di Mihail Sebastian

27 gennaio 202010:12

LIONEL DUROY, EUGENIA (FAZI, PP 463, EURO 19,00). Una storia d’amore e di antisemitismo, nel momento in cui diventa contagioso, sullo sfondo di una nazione contraddittoria: la Romania nel decennio dal 1935 al 1945. La racconta in ‘Eugenia’ il reporter e scrittore francese Lionel Duroy che con questo romanzo, in cui la grande storia del secondo conflitto mondiale si intreccia alle vicende intime dei protagonisti, ha vinto il premio Anais Nin 2019 e venduto in Francia, dove è stato per settimane ai primi posti in classifica, 50 mila copie.
Pubblicato in Italia da Fazi editore, nella traduzione di Silvia Turato, nel Giorno della memoria 2020, il libro ci mostra lo sguardo sull’odio razziale di una donna indimenticabile e ci fa sentire le voci degli intellettuali dell’epoca, in particolare quella dello scrittore romeno Mihail Sebastian alla cui vera storia Duroy si è ispirato. E’ di lui che si innamora Eugenia, cresciuta nella raffinata e cosmopolita città universitaria romena di Iasi (conosciuta all’estero come Jassi o Jassy) dove negli anni Trenta gli ebrei cominciano a essere perseguitati e cominciano a prendere piede le correnti nazionaliste, come nel resto della Romania. Giovane studentessa di Lettere e futura giornalista, Eugenia sarà l’unica della sua famiglia a schierarsi in difesa di Mihail che la ragazza raggiungerà poi a Bucarest. Tra i due nascerà una travagliata storia d’amore, vissuta sullo sfondo di una capitale europea profondamente sconvolta dalla guerra. Invitato nel 1935 per una conferenza all’Università di Iasi, lo scrittore ebreo viene aggredito da militanti di estrema destra e per Eugenia questo è il momento della presa di coscienza della barbarie che avanza e non si arresta, fino al pogrom.
“Mi ricordai di quella specie di sollievo, e anche di liberazione, che avevo provato il giorno in cui mi ero resa conto che un ebreo poteva essere allo stesso tempo anche romeno.
Che una cosa non escludeva l’altra” dice la protagonista. E ancora: “Tornando verso casa avevo di nuovo la sensazione di irrealtà: la ragione rifiutava di ammettere quello che vedevano gli occhi: corpi abbandonati ovunque, quando solo la sera prima per quelle stesse strade si passeggiava tranquillamente”, racconta nel libro. “Eravamo – sottolinea – nel mezzo di un pogrom e nessuno riusciva a crederci” che causò la morte di 13.266.000 persone , tra cui 40 donne e 180 bambini.
Duroy, che è stato reporter per il quotidiano ‘Libération’ ed è autore di più di una decina di romanzi spesso ispirati alla sua esperienza di giornalista, in questo libro, ci offre un’accurata ricostruzione storica e , nello stesso tempo, attraverso lo sguardo di Eugenia ci fa porre gli stessi interrogativi della protagonista sull’antisemitismo.
“La famiglia nettamente scissa in due: da una parte Stefan e i nostri genitori, favorevoli alla costruzione di un muro alle nostre frontiere perchè nessuno straniero, nessun ebreo venisse più a insozzare il puro sangue romeno; dall’altra io e Andre, convinti della superiorità dell’umanità sulle nazioni, che sognavamo una vera fraternità tra i popoli che avrebbe spazzato via i patriottismi e gli egoismi, sul modello della letteratura che non conosceva frontiere – come gli uccelli” dice Eugenia che percorre a ritroso quello che ha vissuto, a partire dalla morte di Mihail il 29 maggio 1945, travolto da un camion.
“Mihail aveva trovato nella guerra una buona ragione per vivere: aspettare che finisse chiedendosi ogni mattina se la sera sarebbe stato ancora qui. Una volta tornata la pace, si è ritrovato faccia a faccia con se stesso, con ciò che chiamava la sua ‘impotenza'” spiega Eugenia determinata a non rinunciare ai suoi ideali di libertà e a comprendere l’origine del male, per poterlo combattere.

Renee Zellweger da Oscar, è leggenda JudyIn sala dal 30 gennaio biopic sulla Garland con 2 nomination

27 gennaio 202010:12

“Non vi dimenticherete di me” dice Judy Garland nell’ultimo concerto a Londra nel 1969, quando depressa e piena di barbiturici vuole ancora una volta essere cullata dall’abbraccio del pubblico che da 40 anni la adora e a cui ha dedicato e anche sacrificato la sua vita. Ma il tempo con lei non è stato clemente: chi oggi si ricorda di quella performer incredibile, una delle più grandi di sempre, che a 16 anni già era la star bambina del Mago di Oz e a 47 è morta per overdose di pasticche? Per l’interpretazione della Garland, Renee Zellweger è candidata al premio Oscar in Judy, il film di Rupert Goold in sala in Italia dal 30 gennaio con Notorius.
Il film, che ha anche una seconda nomination per miglior trucco e acconciatura, vuole proprio far ‘ri-scoprire’ la leggenda ai giovani: “La Garland – ha detto Goold alla premiere alla Festa di Roma lo scorso ottobre- rappresenta una giovanissima diventata famosa e questo è qualcosa che i ragazzi che usano Instagram e hanno vite esposte con i social può essere capita. Quando abbiamo fatto le proiezioni test di questo film la risposta dei giovani è stata una sorpresa: anzichè la star che piaceva alla loro nonne, i ragazzi troveranno qualcosa di molto più vicino a loro: Judy, in una società rigida e patriarcale, non ha mai accettato le regole stabilite. Ci potranno trovare in lei piuttosto una Amy Winhouse”.
In Judy siamo lontani dalla struttura classica del biopic: si racconta il periodo finale della sua vita, con molti flashback sugli step più importanti. Ha detto Renée Zellweger: “Pensavo che in questo film ci fosse l’opportunità di esplorare qualcosa che non viene spesso considerata quando si pensa a questa personalità immensa: cosa lei riponeva nel suo lavoro e quanto ciò le sia costato”. Judy Garland rappresenta, nel bene e nel male, la Hollywood dell’epoca d’oro quando produttori e agenti controllavano ogni cosa della vita della loro star proprio per renderla una star (distruggendone il privato): alla Judy bambina e già popolare Dorothy del mago di Oz fanno una festa di compleanno in una data qualsiasi e con una torta che lei non potra mangiare, finta anch’essa, oggi la definiremmo fake news, solo ad uso dei media. “Garland è una star di Hollywood all’antica. È remota, come lo sono tutte le stelle dell’età dell’oro, ma – ha detto il regista – ero interessato a bilanciare la leggenda con la donna umana e reale: la madre e il mito”. Quattro matrimoni che non la salvarono dalla depressione, tre figli (la prima è Liza Minnelli), un continuo contrasto psicologico tra il richiamo del palcoscenico, dell’affetto dei fan e i sensi di colpa come genitrice perennemente in tour, un abuso di farmaci sin da ragazza quando gli agenti le inducevano il riposo con pasticche per dormire o per stare sveglia per lavorare, Judy dice nel film “voglio solo quello che vogliono tutti, l’amore, ma per me è stato molto più difficile”. La trasformazione di Zellweger è impressionante: il regista e i produttori l’hanno scelta per il suo lato comico, sexy, emotivamente disponibile che Judy ha sempre avuto ma certo l’attrice americana di Bridget Jones ha messo del suo, aiutata da tanto materiale originale e dalla monumentale biografia dell’ultimo marito Mickey Deans. “Renee è una grande lavoratrice sempre alla ricerca di ulteriori note, una perfezionista – ha detto il regista – c’è stato una grande lavoro sulla voce e sul fisico ma Reneè ha avuto tutto lo spazio libero per trovare lei stessa le connessioni con il personaggio: lei come Judy è una stella che tutti fermano per strada ma che vive solitudini e paure”

Sky omaggia Brunelleschi, una cupola moderna a LondraE a maggio documentario per celebrare 600/mo capolavoro Firenze

LONDRA27 gennaio 202010:13

Un’interpretazione in scala e in chiave moderna della cupola di Filippo Brunelleschi, per celebrare i 600 anni dalla costruzione del capolavoro che sormonta il duomo di Firenze di Santa Maria del Fiore. E’ l’opera commissionata da Sky Arte all’artista britannico Luke Jerram, scoperta questa settimana a Londra nel cuore della movimentata zona di King’s Cross, simbolo di uno dei maggiori progetti londinesi di riqualificazione urbana contemporanea segnato dal restauro o dalla realizzazione ex novo di numerosi edifici in stile postindustriale. Un’iniziativa legata al lancio di un sontuoso documentario che l’emittente manderà in onda a primavera sui canali 120 e 400 a suggellare il 600esimo anniversario della creazione per antonomasia partorita dal genio del grande maestro rinascimentale, in sfida alle conoscenze, allo scetticismo, alle convenzioni del proprio tempo.Il programma, intitolato ‘Brunelleschi e le grandi cupole del mondo’, è una produzione Sky Arts Production Hub destinata a raccontare e illustrare la nascita delle soluzioni tecniche utilizzate dal Brunelleschi per innalzare un capo d’opera ingegneristico e costruttivo mai visto prima, ha sottolineato nella capitale del Regno Unito il direttore di Sky Arte, Roberto Pisoni. Ma anche per mostrare come il concetto di cupola si sia reiventato nei secoli e fra le epoche: fino all’espressione di archistar di oggi quali Norman Foster o David Libeskind, protagonisti di interviste ad hoc. Una reinvenzione a cui offre adesso un contributo pure Luke Jerram – artista emergente della scena britannica e internazionale fattosi conoscere ad esempio per la sua Luna, installazione ammirata fra l’altro l’anno scorso a Milano – attraverso una diversa “idea di cupola” esposta al pubblico fino al 17 febbraio e collocata a Lewis Cubitt Square: piazza non lontana dalle grandi stazioni di King’s Cross e di St. Pancras, al centro di un’area elevata in questi anni a modello di rinnovamento urbano di una metropoli che si evolve sforzandosi di restare nel contempo ancorata alle radici del suo passato.L’inaugurazione dell’opera di Jerram – intitolata Palm Temple e realizzata a forma di spicchio, come una struttura di cupola con lamelle a spirale tagliata in due parti uguali e quindi ricomposta in verticale quasi come due mani giunte in preghiera – è coincisa con la fine delle riprese del documentario. Ed è avvenuta alla presenza dello stesso autore, il quale ha spiegato d’essersi “ispirato a Brunelleschi”, e al suo percorso “di artigiano-artista, non di architetto di formazione”, per dare anima a un’installazione ‘site-specific’ immaginata a mo’ di luogo di contemplazione (dove ogni visitatore può accedere) e di collegamento “tra cielo e terra”: grazie anche ai riflessi del pavimento a specchio e alle trasparenze di un’opera che cambia colore a seconda della luce. Un inno “alla natura”, in un mondo secolare, a surrogare il richiamo universale al divino di Filippo Brunelleschi, nella parole dell’artista di Bristol. Il cui messaggio si condensa nel tintinnio d’una campanella, al vertice del ‘Tempio’, sospinta dal vento a suonare decine di volte al giorno: “una per ciascuna specie vivente minacciata quotidianamente di estinzione”.

Levante, difendo diversità ma non quote rosa”In un mondo maschilista la rivoluzione parta dal linguaggio”

27 gennaio 202014:59

La gola secca, il battito accelerato durante le prove, ma anche tanta serenità. Levante vive con la giusta dose di ansia ed emozione il debutto, a 32 anni, al festival di Sanremo. “Ci avevo già provato due volte in passato, poi avevo rinunciato. Pensavo di non essere adatta all’Ariston: troppo impegnata, troppo border, mi dicevano. Mi ero convinta, dopo tanta gavetta, di non avere bisogno del festival come trampolino di lancio. Evidentemente ora ho abbassato le difese, annullato le percezioni sbagliate. E vado a Sanremo con una canzone che so di poter difendere su quel palco e anche fuori”, racconta la cantautrice siciliana. Levante (Claudia Lagona, all’anagrafe di Caltagirone) è una delle 7 donne in gara, sui 24 big scelti da Amadeus. Ma lei, che porta un brano che è un inno all’inclusione dal titolo provocatorio Tikibombom (“un titolo che è l’opposto al messaggio che voglio mandare”), non ci sta a essere paladina delle quote rosa, in un festival che proprio sul tema delle donne sta scontando polemiche su polemiche (per l’esigua presenza di artiste, per le parole di Amadeus su Francesca Sofia Novello – un passo indietro dietro al fidanzato Valentino Rossi -, per i versi violenti e misogini di un vecchio brano del rapper Junior Cally). “Sono anni che mi spendo per le donne, ma non sono a favore delle quote rosa. Non ci è dovuto un posto per forza, non abbiamo un deficit. Io mi conquisto quello che mi merito e se sono al festival mi auguro che sia perché la canzone è bella e io sono brava”, spiega la cantautrice siciliana che poi aggiunge: “è vero che esiste un maschilismo generalizzato, a livello sociale e politico, che passa anche dal linguaggio comune. Bisognerebbe partire da qui. Anche noi donne dovremmo fare più attenzione”. E lei è la prima a provarci, anche con la sua Tikibombom, un brano in cui “rivendico la diversità, che è una ricchezza e non un motivo di divisione. Una canzone inclusiva, come non l’ho mai scritta”, dice ancora, rivelando come anche lei si sia spesso sentita sola. “Nella sensibilità con cui affronto la vita, nell’empatia che sento solo mia”. La musica è stata la medicina che l’ha curata, “perché mi ha dato la possibilità di scoprire che non sono affatto sola”.
Legata a doppio filo con il concetto dell’inclusione è anche la scelta della cover del giovedì: Si può dare di più di Raf, Tozzi e Ruggeri. “E’ spesso sottovalutata, considerata una canzone buonista. Ma anche quello è un brano totalmente inclusivo”, sottolinea. Per proporlo all’Ariston ha chiamato accanto a sé Francesca Michielin e Maria Antonietta. Una presa di posizione per rispondere alle polemiche? “No, affatto. E’ una decisione che avevo preso prima del caos e non è una risposta alle frasi di Amadeus. Infelici, sicuramente, ma le cose gravi sono altre. Ho trovato strumentale anche l’attacco a Junior Cally. Perché non pensarci prima? Accettiamo che esista il rap oppure Sanremo riscriva delle regole chiare”. Il brano sanremese sarà contenuto in Magmamemoria MMXX, edizione speciale dell’album di inediti uscito lo scorso ottobre e che, nella nuova versione, in uscita il 7 febbraio, conta 31 brani, 4 bonus track e il live registrato al Forum di Assago.
Meglio Sanremo o meglio il Forum? “Come chiedere se vuoi più bene a mamma o a papà…”.

A Belgrado un recital dedicato a Primo LeviBasato sul testo di ‘Se questo è un uomo’

27 gennaio 202010:31

– In occasione del Giorno della Memoria, che viene celebrato il 27 gennaio di ogni anno in ricordo delle vittime dell’Olocausto, l’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, in collaborazione con il Teatro Drammatico della capitale serba, presenta il recital letterario Primo presso lo stesso Teatro Drammatico. Il protagonista è l’attore di origine svedese Jacob Olesen, presente sulle scene italiane ed estere da oltre trenta anni, la regia di Giovanni Calò e la produzione di Enrico Carretta.
Il recital letterario è basato sul testo di ‘Se questo è un uomo’, un libro del chimico e scrittore ebreo italiano Primo Levi sulle sue esperienze nel campo di sterminio di Auschwitz durante la seconda guerra mondiale. A volte si sopravvive per poter raccontare. Primo Levi è sopravvissuto per raccontare.
Primo vuole dare voce alla sua testimonianza, perché non si può dimenticare, non si deve. L’intensità e la leggerezza della parola di Levi, insieme alla grande valenza letteraria del suo racconto, hanno favorito il lavoro e mostrato la strada da seguire. Racconto storico e dolore, sentimenti umani e abominio si susseguono nella mimica perfetta di Olesen che rende gli spettatori partecipi di una delle pagine più dolorose della storia.
Lo spettacolo si svolge in lingua italiana con sovratitoli in serbo tratti dalla traduzione di ‘Se questo è un uomo’ in serbo da parte della traduttrice Elizabet Vasiljević e pubblicato dalla casa editrice Paidea (2005).

‘Una divisa per Nino’, il fascismo raccontato ai bambiniPer Gribaudo il libro di Francesca La Mantia

27 gennaio 202015:15

– FRANCESCA LA MANTIA, UNA DIVISA PER NINO (GRIBAUDO) Per conquistare una sua compagnetta di scuola, un bambino, Nino, in pieno fascismo e durante la guerra di Etiopia (1936), cerca di diventare un bravo “figlio della lupa”. “In quel momento avevo capito cosa volevo fare da grande: volevo essere il Duce, così lei sarebbe stata mia” dice il bambino nel libro ‘Una divisa per Nino: il fascismo narrato ai bambini’ di Francesca La Mantia, scrittrice e sceneggiatrice , regista cinematografica e teatrale, pubblicato da Gribaudo con le illustrazioni di Matteo Mancini.
Ma, quando Nino fa amicizia con il suo vicino di casa, l’antifascista Ruggerini, e con suo figlio Gabriele e quando il fratello maggiore torna dalla guerra, avverrà in lui un radicale cambiamento e un rifiuto totale del regime e della violenza.
Già autrice de ‘La memoria che resta’, docufilm storico sulla Resistenza, con le testimonianze dei partigiani milanesi, eletto film dell’anno e inserito nei programmi ministeriali delle 56.775 scuole d’Italia, La Mantia ci fa compiere un viaggio verso la consapevolezza e la scelta: da una divisa che non viene indossata per caso a una divisa che Nino sceglierà di non indossare. Oltre alle illustrazioni di Matteo Mancini, il libro contiene due appendici ‘Date e fatti storici’ e ‘Il Fascismo e la scuola’, strumenti utili per raccontare ai bambini, da un punto di vista comprensibile, un periodo difficile come quello del Fascismo e della guerra in Etiopia.

Al Forte di Bard le migliori immagini naturalisticheAnteprima italiana del Wildlife Photographer of the Year

AOUSTE27 gennaio 202013:17

– AOUSTE-SUR-SYE

– Il Forte di Bard ospiterà – dal primo febbraio al 2 giugno – l’anteprima italiana della 55/a edizione del Wildlife Photographer of the Year, il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra. Saranno presentate al pubblico oltre 100 immagini vincitrici nelle 19 categorie del premio, selezionate da una giuria internazionale tra 48.000 scatti provenienti da 100 paesi del mondo.
Vincitore del ‘Wildlife Photographer of the Year 2019’ è il fotografo cinese Yongqing Bao con lo scatto “The Moment”: l’immagine ritrae lo scontro tra una volpe e una marmotta, uscita dalla sua tana dopo il letargo, sull’altopiano del Qinghai, in Tibet. Il quattordicenne neozelandese Cruz Erdmann, invece, ha ricevuto il premio ‘Young Wildlife Photographer of the Year 2019’ con lo scatto “Night glow”, fatto durante una immersione notturna al largo di Sulawesi, in Indonesia (l’immagine raffigura un calamaro durante un corteggiamento).
Premiati anche due italiani: Riccardo Marchegiani con “Early riser” (categoria 15-17 anni) e Manuel Plaickner con “Pondworld” (‘Behaviour: Amphibians and Reptiles’). Altri tre fotografi italiani hanno ricevuto la menzione ‘highly commended’ come finalisti: Stefano Unterthiner (‘Animals in their Environment’), Lorenzo Shoubridge (‘Behaviour: Invertebrates’) e Roberto Zanette (‘Earth’s Environments’).

Parma celebra il 119/o anniversario della morte di VerdiPizzarotti, nel 2020 ancora più sentito con Capitale cultura

PARMA27 gennaio 202013:39

– Il 119/o anniversario della morte di Giuseppe Verdi è stato celebrato con una cerimonia commemorativa davanti al monumento dedicato al maestro, in piazza della Pilotta, presenti il presidente del Teatro Regio Federico Pizzarotti e il direttore generale Anna Maria Meo.
“E’ un anniversario importante – ha detto il sindaco – quello che celebriamo ogni 27 gennaio e nel 2020 è ancora più sentito: un momento che ci permette anche di riflettere sui valori che le opere di Verdi continuano a trasmetterci”. “In questo anno cruciale per Parma come Capitale Italiana della Cultura – ha sottolineato Meo – desideriamo ancor più valorizzare e mettere in evidenza l’eccellenza artistica del maestro”.
La presidente di Parma Lirica, Patrizia Monteverdi, in rappresentanza di tutti i gruppi e le associazioni musicali cittadine, ha introdotto il momento musicale conclusivo: il ‘Va’, pensiero’ interpretato dal Coro del Teatro Regio e dalla Corale Giuseppe Verdi di Parma.

Premio a Susanna Rigacci, la ‘voce’ di MorriconeA Modena il 5 marzo primo ‘Buk Film Festival Award’

MODENA27 gennaio 202014:05

– La soprano Susanna Rigacci, che da vent’anni interpreta nei concerti e nelle incisioni la musica di Ennio Morricone, riceverà il 5 marzo a Modena il primo ‘Buk Film Festival Award’, nella serata inaugurale del primo festival dedicato a cinema e letteratura (in programma fino all’8). Il riconoscimento – spiega il fondatore Francesco Zarzana – le è stato attribuito “per aver mirabilmente congiunto la voce alle note e alle immagini di pellicole che hanno fatto la storia del cinema contemporaneo”.
Susanna Rigacci, aggiunge Zarzana, “canta in sei lingue sia in opere barocche che in ruoli di coloratura dell’opera mozartiana, nonché nel belcanto italiano. E si è via via dedicata sempre più di frequente al repertorio contemporaneo, come nel 2011 sul palco di Sanremo, interprete d’eccezione per il brano dei La Crus”.
Il festival, diretto dalla filmmaker e produttrice francese Capucine Lemaire, si articolerà in un concorso di lungometraggi, tutti tratti da un libro o adattamento di un’opera letteraria. Home Mappa del sito

SPETTACOLI CINEMA MUSICA CULTURA

Prima italiana di ‘Venezuela’ a Reggio Emilia
Coreografie di Ohad Naharin per la Batsheva Dance Company

REGGIO EMILIA27 gennaio 202014:17

– La stagione di balletto del Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia ospita il 29 gennaio alle 20.30 la prima italiana di Venezuela, uno spettacolo della Batsheva Dance Company, compagnia israeliana di danza contemporanea tra le più famose al mondo. In Venezuela, Ohad Naharin, ex direttore e ora coreografo residente della Batsheva, mette in atto il conflitto tra dialogo, corpi e culture.
Attraverso la sua colonna sonora, la rappresentazione fa riferimento a uno specifico contesto socio-culturale e politico: la prima parte include canti ecclesiastici, con luci che illuminano il palco, mentre la seconda parte introduce il rap di The Notorious B.I.G. e musica araba. Ancora una volta, Ohad Naharin mette in mostra le capacità tecniche dei suoi danzatori in una performance fisicamente estenuante e sorprendente.
Attraverso le incredibili qualità della Compagnia, creatività, musicalità e passione, il pubblico viene trasportato in un viaggio affascinante e irresistibile.
Naharin, ideatore del linguaggio del movimento “GAGA”, ha iniziato la sua carriera di danzatore proprio con Batsheva nel 1974, presentando la sua prima creazione coreografica a New York nel 1980. Nel 1990 è stato nominato direttore artistico della Batsheva Dance Company. Ha creato oltre trenta nuovi lavori e ha rimontato le sue coreografie per numerose compagnie, tra cui il Nederlands Dans Theater, il Ballet National de l’Opéra de Paris, Les Grand Ballets Canadiens de Montréal.

Diodato, all’Ariston per raccontare qualcosa di meIn gara con Fai rumore. Dal 14/2 l’album “Che vita meravigliosa”

27 gennaio 202015:49

– “Vado a raccontare qualcosa di mio e a dare al mio album l’attenzione che merita”. Diodato torna al Festival di Sanremo per la terza volta (la seconda tra i big) con il brano Fai rumore, un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità, che sarà contenuto nel nuovo album di inediti Che vita meravigliosa, in uscita il 14 febbraio per Carosello Records.
“Non credo di essere mai stato così tanto me stesso, d’essere mai stato in grado di mettere così a fuoco il mio vissuto e tutte le sensazioni che mi hanno portato a dare questo titolo prima a una canzone e poi a questo album – racconta il cantautore pugliese -. Ero pronto a condividere, a raccontare questa condizione di perenne viaggiatore, navigante felicemente disperso, di osservatore talvolta malinconico, talvolta disincantato, di eterno bambino innamorato di questa giostra folle”.
Nella serata dei duetti del giovedì, per celebrare i 70 anni del Festival, Diodato ha scelto Adriano Celentano e una rivisitazione di “24mila baci”, che porterà sul palco con Nina Zilli. “Voglio fare un tributo speciale a Celentano, sono molto amante della sua musica, del suo stile; è uno dei promotori del rock ‘n roll in Italia, e sono grato a un artista come lui, uno dei più grandi, arrivato al resto del mondo. Ho curato io l’arrangiamento rivisitando il pezzo ma restando fedele allo spirito del brano. Vorrei che uscisse l’attitudine in cui mi diverto, e tirar fuori l’amore che ho per la grande musica italiana”.

Storia di Sergio, cuginetto delle sopravvissute BucciNel libro i bambini usati negli esperimenti di Josef Mengele

27 gennaio 202015:59

– ANDRA E TATIANA BUCCI CON ALESSANDRA VIOLA, STORIA DI SERGIO (RIZZOLI, PP 160, EURO 14,90). Le due sorelle Andra e Tatiana Bucci, dopo aver raccontato la loro storia di superstiti dell’Olocausto in ‘Noi, bambine ad Auschwitz (Mondadori)’, danno voce in ‘Storia di Sergio’ al loro cuginetto, anche lui deportato nei campi di concentramento senza mai farne ritorno. Nel libro, scritto con l’autrice e regista Alessandra Viola, anche una testimonianza di Mario De Simone, fratello di Sergio.
Ad Auschwitz, Birkenau e Neuengamme esistevano dei kinderblok, baracche in cui venivano alloggiati i bambini che sarebbero stati usati per gli esperimenti medici dei nazisti. Sergio è uno di loro, ma è anche un bambino coraggioso che non si perde mai d’animo. Insieme ad altri ragazzini viene sottoposto agli esperimenti voluti dal dottor morte Josef Mengele e sarà ucciso, insieme agli altri, nella scuola di Bullenhuser Damm, perché non restassero prove delle torture subite.
Il libro, pubblicato da Rizzoli, con una testimonianza del fratello di Sergio, Mario De Simone, è suddiviso in due parti.
Nella prima si racconta la storia di Sergio. Nella seconda parte si ripercorrono gli eventi storici in cui si inserisce la storia di Sergio e dei venti bambini di Bullenhuser Damm, vittime degli esperimenti , fino al processo e alle successive condanne del Tribunale internazionale.
Andra e Tatiana hanno ispirato anche ‘La stella di Andra e Tati’, il primo film di animazione europeo sulla tragedia dei campi di concentramento con la regia di Alessandra Viola.

Scenografia futuristica tra Broadway e il passatoFirmata da Gaetano Castelli, “un festival disegnato dalla luce”

27 gennaio 202016:39

– Nessuna “macchina” scenica, ma un palco disegnato – e animato – dalle immagini e da linee curve che danno profondità allo spazio. E’ un omaggio al passato, anche ammiccando un po’ a Broadway ma guardando al futuro, quello che Gaetano Castelli firma per la scenografia del 70/o Festival della Canzone Italiana. Per lui è il diciottesimo e segna il ritorno tra le quinte dell’Ariston dopo 8 anni: “La mia scelta – dice – è stata quella di eliminare completamente le automazioni, sostituendole con elementi scenografici volumetrici progettati in modo da dilatare lo spazio scenico e acquisire la maggiore profondità possibile. E in questo spazio faccio ‘danzare’ la luce”.
Ridotta, ma non eliminata la scala, Castelli riporta l’orchestra ai lati del palco – nel golfo mistico – e ha lavorato soprattutto sull’integrazione tra elementi della scenografia, apparati video e luci: “I principali, i fondali e le quinte – prosegue Castelli – contengono, all’interno, apparati video e sceno-luminosi che, per la prima volta, sono completamente integrati con le luci del direttore della fotografia Mario Catapano. La scena acquista dinamismo grazie alle sue forme sinuose, agli accorgimenti prospettici e alla sincronia con il ritmo musicale di tutti gli effetti luminosi e grafici, personalizzati per ogni artista e sottolineati dal dinamismo della ripresa firmata da Stefano Vicario”.

Premio Bagutta: Deaglio, piazza Fontana cambiò storia ItaliaCerimonia a Milano, Alessandra Tedesco tra i nuovi giurati

27 gennaio 202016:52

– La strage di piazza Fontana è un “evento che ha cambiato non solo la storia di Milano, ma la storia d’Italia. Ed è stata una cosa talmente grande che ne portiamo ancora adesso le conseguenze”. Lo ha detto ieri sera Enrico Deaglio, ritirando il premio Bagutta assegnato quest’anno al giornalista per il libro ‘La bomba’ edito da Feltrinelli. Un evento che è “utile raccontare alle nuove generazioni, che di questa storia non sanno niente”, ha aggiunto l’autore, ricordando chi ne ha scritto prima di lui: Camilla Cederna e Piero Scaramucci.
Alla cerimonia era presente anche il vincitore dell’opera prima, Jonathan Bazzi, autore di Febbre (Fandango).
Presidente e segretario della giuria, Isabella Bossi Fedrigotti e Andrea Kerbaker, hanno annunciato una nuova giurata: la giornalista Alessandra Tedesco, conduttrice del programma ‘Il cacciatore di libri’ su Radio24.

Libri: Nathalie Guetta, “Dodici in caso di stressattrice nota per Don Matteo pubblica suo primo libro

27 gennaio 202016:59

– “Aspetta qui, devo vedere se dorme.
Sai, da noi è peccato.” Le fa segno con la mano di aspettare e scompare dentro casa.
Lei rimane in piedi, comincia ad avere sonno e spera che la cosa non si protrarrà a lungo. Le piacciono questo silenzio e questa tranquillità, avrebbe quasi voglia di sdraiarsi per terra ad aspettare. Le viene in mente una situazione simile: tanto tempo prima, in vacanza in Spagna, un ragazzo le aveva detto aspettami qua, torno subito, e non era mai tornato. Solo che l’aveva lasciata su uno scoglio e, dopo tre ore di attesa, ne aveva passate altrettante a domandarsi dove andare: alla fine si era fatto giorno. “Dodici in caso di stress”, è il primo romanzo di Nathalie Guetta l’attrice di origine francese (sorella di David produttore discografico e Dj noto in tutto il mondo ndr.) protagonista per tanti anni della serie “Don Matteo”, e che ha stregato il pubblico sulla pista di Ballando con le stelle, dove descrive un nuovo spaccato della sua personalità. Pubblicato con il marchio Cut-Up, casa editrice di La Spezia, all’interno della Collana Qulture, gestita dalla “Associazione Qulture e.t.s.
In una Parigi adagiata sui suoi ponti e i suoi bar, sul cibo etnico e gli ascensori, si dipana la storia d’amore tra Chloé e Houssine. Lei, ebrea, ha 46 anni; lui, musulmano, di anni ne ha 28. Il loro rapporto è vitale nonostante le ansie e i sensi di inadeguatezza, le differenze culturali e anagrafiche, le idiosincrasie. Houssine è sempre sul punto di sposarsi con altre donne anche se sostiene di amarla, Chloé talvolta lascia trasparire le insicurezze legate alla paura dell’invecchiamento che sono proprie di tutti noi. Chloé possiede un gatto vivace e amante della libertà che le dà filo da torcere, contribuendo ad aumentarne lo stress. E le sigarette, per auto imposizione, non possono essere più di dodici al giorno. Alla fine, a sorpresa, sarà lei a sposarsi con un altro uomo, lasciando Houssine a fare i conti con un sentimento di cui non era pienamente consapevole.
Perché l’amore è confronto, è volo e caduta, ma non ha nulla di metafisico quando combatte e si rivela nel quotidiano, come un pane necessario anche se, a volte, difficile da masticare.
Una storia narrata con un linguaggio colloquiale, diretto eppure introspettivo, che ricorda tanta letteratura e cinematografia francese.
Così è la storia d’amore tra Chloé e Houssine: non fa in tempo a entrare in scena col passo circospetto e imbarazzato della sua protagonista, che già, come la vita, capitombola tra situazioni comiche, commosse e poi anche buffe e pensose, dolorose, litigiose, impacciate, ruvide… persino feline. Dodici, allora, come numero scaramantico per rabbonire le ansie della vita e il logorìo delle scelte che toccano. Oppure dodici come metaforica, difficile linea di galleggiamento da tenere, quando serve, per portarsi al riparo di un porto, il più lontano dai dolori dell’anima.

esce libro su leggende Basket, capitolo su Kobe Bryantcampione americano di basket morto in un incidente di elicottero

27 gennaio 202017:30

– A due giorni dall’uscita in libreria del volume Le leggende del Basket – prevista per martedì 28 gennaio, Kobe Bryant, il più importante e il più forte tra i giocatori nati negli anni Settanta, “The Black Mamba” considerato giustamente l’erede di Michael Jordan, è morto tragicamente il 26 gennaio in un incidente di elicottero vicino a Los Angeles, con lui ha perso la vita anche la figlia Gianna Maria di 13 anni.
Un intero capitolo del libro Le leggende del basket (Diarkos – pp 420, euro 18) di Giulio Molo dal sottotitolo è dedicato a lui e alla sua incredibile carriera sportiva. La storia del basket e delle grandi epopee raccontata attraverso le gesta di grandi campioni o insostituibili gregari.
Si raccontano le imprese sportive ma anche le battaglie dei diritti umani, la lotta alla discriminazione, le migrazioni di massa. Tanti giocatori, soprattutto di colore, sono nati nella povertà assoluta e hanno dovuto saltare gli ostacoli della vita prima di raggiungere grandi palcoscenici. Il libro è un susseguirsi di emozioni e statistiche, di aneddoti e colpi di scena, di capricci e scaramanzie, ripercorrendo tutto ciò che di bello (e meno bello) il basket ci ha regalato dal dopoguerra a oggi. Fra lacrime di gioia, rimpianti e record imbattibili.
Incassi, in vetta ‘1917’ , secondo ‘Me contro te’Figli da monologo di Mattia Torre al terzo posto, sesto Zalone

27 gennaio 202014:32

– Conquista la vetta del box office italiano ‘1917’, il film di Sam Mendes, ispirato all’autobiografia del nonno del regista che racconta una pagina minuta della grande guerra attraverso la storia di due amici e commilitoni cui viene affidata una missione suicida. Favorito a sorpresa alla serata degli Oscar per le sue 10 nomination e la vittoria ai Golden Globe, ‘1917’, con un incasso in quattro giorni di 2.154.953 euro, scalza al secondo posto ‘Me contro Te Il Film – La vendetta del Signor S’ , il film dei giovanissimi youtuber Sofia Scalia e Luigi Calagna che guadagna 1.743.190 euro per un totale in due settimane di 8.440.767 euro. Precipita dal secondo al sesto posto Checco Zalone in versione ‘Tolo Tolo’ , che ottiene nel week end 868.802 euro per un totale in 4 settimane di 45.665.368 euro.
Tra le new entry, subito al terzo posto ‘Figli’ di Giuseppe Bonito, nato dal folgorante monologo scritto per Valerio Mastandrea da Mattia Torre, morto la scorsa estate a meno di 50 anni. Grazie a Lorenzo Mieli e a Wildside il film, con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, è stato realizzato a tempo di record e racconta una storia di insicurezze, comiche imprese, delusioni e illusioni di una coppia felice che affronta l’impervia scalata del “secondo figlio”, con in quattro giorni un guadagno di 1.427.184 euro. Altro nuovo ingresso, al nono posto, per ‘Tappo-Cucciolo in un mare di guai’ di Kevin Johnson con un cagnolino viziato che viene estromesso dal suo mondo dorato quando la padrona muore, che guadagna 272.235 euro in 4 giorni. Saldo al quarto posto ‘Piccole donne’ con un incasso di 889.448 euro nel week end per un totale in tre settimane di 4.883.392 euro. Chiude la top ten Jumanji: the next level’ con 229.092 euro per un totale in 5 settimane di 12.238.885 euro.
Gli incassi totali dei dati Cinetel si fermano a 10.729.989 euro, con -30% sullo scorso fine settimana e -16.32% su un anno fa.

Franceschini, Cicutto nuovo presidente della Biennale”Una candidatura prestigiosa per un’istituzione importante”

27 gennaio 202012:34

– “Sarà il veneziano Roberto Cicutto il nuovo presidente de La Biennale di Venezia”. Lo comunica il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini che ha avviato questa mattina la procedura di nomina. “Una candidatura prestigiosa per una delle più importanti istituzioni culturali italiane” ha commentato Franceschini augurando “buon lavoro a Cicutto per questa nuova fantastica sfida”. Cicutto subentra a Paolo Baratta che il ministro ringrazia.
‘Negli ultimi anni la Biennale ha vissuto un processo di rinnovamento in tutti i settori di attivita’ e ha incrementato la sua gia’ notevole fama sulla scena internazionale. Questo e’ stato possibile grazie al prezioso lavoro di Paolo Baratta e della sua squadra che ringrazio. Sono certo che Baratta, con la sua autorevolezza, continuera’ a impegnarsi per La Biennale’ sottolinea il ministro Franceschini.
Cicutto dal 2009 ricopre la carica di presidente e amministratore delegato di Istituto Luce-Cinecitta’ srl. Nato a Venezia nel 1948, ha lasciato la citta’ dopo aver conseguito la maturita’ classica al liceo Marco Polo. Si e’ trasferito a Roma dove ha intrapreso la carriera cinematografica. Nel 1978 ha fondato la societa’ di produzione Aura Film, con cui ha vinto, dieci anni dopo, nel 1988, il Leone d’oro a Venezia per ‘La leggenda del santo bevitore’ con la regia di Ermanno Olmi. Nel 1984 ha costituito la societa’ Mikado Film, con cui ha distribuito e prodotto film dei piu’ rappresentativi registi italiani e stranieri. Nel 1993 con Angelo Barbagallo, Nanni Moretti e Luigi Musini ha fondato la Sacher Distribuzione; e’ stato inoltre partner di Ermanno Olmi nella societa’ di produzione Cinemaundici. Nel 1994, in occasione del centenario della nascita del cinema, e’ stato insignito dal presidente della Repubblica Commendatore con altre personalita’ del cinema.
Nel 2009 e’ diventato direttore del Mercato Internazionale del Film. Per alcuni anni e’ stato membro del Consiglio di Ace (Atelier du Cine’ma Europe’en), EFA (Euyropean Film Academy) e del Centro Sperimentale di Cinematografia.

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